La curiosità che vi raccontiamo oggi riguarda, tuttavia, l’enorme specchio primario (cioè lo specchio principale) del telescopio James Webb da 6,5 metri di estensione e composto da 18 tasselli esagonali a formare un più grande esagono. L’invenzione di questa tipologia di specchio, risalente al 1932, porta il nome di un grande scienziato italiano: Guido Horn d’Arturo.

Guido Horn d’Arturo è stato un astronomo italiano, nato a Trieste nel 1879 e divenuto, nel 1921, direttore dell’Osservatorio astronomico universitario di Bologna. Viene spesso ricordato per le innumerevoli ricerche condotte in campo astronomico, astrofisico e cosmologico, per le spedizioni intercontinentali volte all’osservazione di eclissi di Sole e per aver fondato, nel 1931, Coelum, la prima rivista italiana di divulgazione astronomica.

Per capire in che maniera l’invenzione di Guido Horn d’Arturo ha rivoluzionato il campo delle osservazioni astronomiche, dobbiamo partire da un dato storico e da un’annosa problematica. Fino alla fine degli anni '20 del Novecento, infatti, gli specchi principali dei telescopi in uso erano costituiti da un unico blocco riflettente. Una soluzione buona per telescopi relativamente piccoli, con specchi di peso e diametro contenuti, ma molto meno efficiente quando si palesò, tra gli studiosi, la necessità di costruire strumenti più grandi, attraverso cui raccogliere più luce e quindi più informazioni.